Questo studio riguarda, quindi, in particolare aspetti quali la scelta autonoma del ritmo di lavoro, dei metodi di lavoro o della sequenza dei compiti lavorativi.
All'evento hanno partecipato, tra gli altri, Elisa Bertò del Segretariato generale di Euregio e Riccardo Salomone, presidente di Agenzia del Lavoro.
"L’analisi è sempre molto utile e il mio auspicio è che, come Euregio, si prosegua insieme anche nei prossimi anni - ha detto Salomone - I dati di questo ultimo rilascio sono senz’altro positivi e collocano il Trentino in una posizione di vantaggio relativo rispetto agli altri partner. Come Trentino dobbiamo però prestare attenzione anche alle dimensioni che questi dati possono nascondere. Per esempio, il modesto coinvolgimento nelle decisioni imprenditoriali insieme alla bassa produttività e alla scarsa crescita dimensionale delle imprese sono fattori critici. Da questo punto di vista tutti sono chiamati in causa. Mentre il sistema territoriale dovrebbe puntare con forza sulla qualificazione e sulla valorizzazione delle competenze, specie nei settori strategici con esposizione alle sfide verdi e digitali".
I risultati della ricerca
Nell’Euregio, il Trentino è il territorio che offre maggiori opportunità di personalizzare le proprie modalità di lavoro. Infatti, per quanto riguarda l’autonomia nel decidere i ritmi, i metodi così come la sequenza dei compiti di lavoro da svolgere, gli occupati trentini si posizionano in testa, davanti ad Alto Adige e Tirolo: il 60% degli intervistati trentini, ad esempio, ha dichiarato di poter scegliere 'spesso o sempre' il proprio ritmo di lavoro, mentre questo valore scende al 48% e al 47% rispettivamente per gli intervistati altoatesini e tirolesi. Anche nel confronto con paesi europei particolarmente rilevanti per l’Euregio, quali Austria, Italia, Germania e Svizzera, il Trentino rimane in pole position nella maggior parte delle tematiche analizzate. L'Alto Adige, invece, ottiene il punteggio più elevato per quanto riguarda il coinvolgimento nel processo decisionale sul posto di lavoro con il 67%, davanti al Tirolo (64%) e al Trentino (53%).
Titolo di studio e autonomia organizzativa
In generale un livello di istruzione elevato ha un effetto positivo sul grado di autonomia organizzativa sul lavoro. Anche la possibilità di partecipare a decisioni collettive sul posto di lavoro è più comune per le persone in possesso di un titolo di studio secondario o terziario. Peraltro elevati livelli di autonomia organizzativa nel lavoro quotidiano si associano non solo ai dirigenti e alle persone che svolgono professioni intellettuali, ma anche ai lavoratori qualificati nel settore agricolo e della silvicoltura, rispetto, ad esempio, agli operatori di impianti e macchinari o agli operai non qualificati.
Flessibilità nel settore dei servizi
Anche l’area di attività ha un ruolo determinante. Settori economici come la pubblica amministrazione o i trasporti e la logistica, caratterizzati l’uno da gerarchie rigide e l’altro da orari di lavoro rigorosi, offrono minori opportunità di organizzare in autonoma il lavoro rispetto alla media. Gli addetti dei servizi finanziari o degli altri servizi, invece, sono tra quelli più in grado di organizzare la propria giornata lavorativa in modo flessibile e di avere più spesso influenza sulle decisioni lavorative.
Lavoratori più soddisfatti e motivati
I risultati empirici ottenuti nel campo della ricerca sul lavoro dimostrano che lavorare in modo autonomo incide positivamente sulla soddisfazione e sulla motivazione dei lavoratori: infatti, una maggiore libertà di scelta nell'organizzazione del lavoro e la codeterminazione degli obiettivi nella vita professionale aumentano la soddisfazione dei lavoratori nello svolgimento delle loro attività e determinano un maggiore benessere psichico. L’autonomia lavorativa può pertanto portare a una maggiore fidelizzazione dei lavoratori verso l’impresa e quindi a un mercato del lavoro più competitivo nell’Euregio.
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