L’atto legislativo in discussione si pone come obiettivo finale di raggiungere la soglia di inquinamento zero entro il 2050. Questo proposito è perseguito stabilendo specifici standard della qualità dell’aria; infatti, basandosi sugli orientamenti dell'OMS, nella direttiva vengono previsti valori limite e targets più severi rispetto a quelli esistenti per quanto riguarda la presenza di elementi inquinanti nell’atmosfera. Per ogni sostanza tossica, come ad esempio il particolato fine e il particolato, si identificano specifiche soglie da rispettare, a cui gli stati membri dovranno conformarsi entro il 2030. I target e le soglie dovranno essere poi rivisti e aggiornati ogni 5 anni dalla Commissione.
Nel caso questi valori vengano oltrepassati, lo stato membro dovrà predisporre una roadmap per la qualità dell’aria o dei piani per la qualità dell’aria, a seconda che ciò avvenga prima o dopo il 2030. Inoltre, dovranno essere redatti dei piani d’azione a breve termine, contenenti misure di emergenza per ridurre il rischio immediato per la salute umana.
Infine, la proposta di direttiva prevede anche l’obbligo per gli stati di stabilire sanzioni per coloro che violino le regole in materia, e la possibilità di accedere ad una tutela giurisdizionale e ottenere una compensazione per i soggetti danneggiati.
Tuttavia, il testo proposto prevede anche una certa flessibilità: gli stati membri potranno chiedere delle proroghe all’entrata in vigore del nuovo regime, al 2035 o addirittura al 2040, nel caso in cui vi siano specifici elementi che lo giustifichino, come particolari condizioni climatiche o orografiche.
Prossime tappe
I prossimi passi ora riguarderanno l’esame da parte della commissione ambiente del Parlamento e del Coreper del Consiglio. Ove il testo superi questa fase, esso dovrà essere poi approvato ufficialmente dalle due istituzioni europee. Essendo una direttiva, una volta entrato in vigore, gli stati membri avranno 2 anni per recepire queste indicazioni nelle normative nazionali.